venerdì 9 febbraio 2018

LA VERA FOLLIA? RIMANERE NELL’EURO di Eros Cococcetta

[ 9 febbraio 2018 ]

E' veramente incredibile come le menzogne più spudorate riescano a farsi strada a danno della verità. Mi riferisco alla diceria molto diffusa tra politici ed economisti, ma purtroppo anche tra la gente comune (che spesso oltre al buon senso non ha conoscenze sufficienti in materia ed è anche tratta in inganno da politici inadeguati e presunti esperti), secondo cui in Italia l'aumento del rapporto Debito/PIL sarebbe stato causato da un eccesso di spesa pubblica (cosa mai successa) e non dagli interessi sul debito pubblico (per maggiori dettagli rimando all’ottimo articolo di Marco Bersani, pubblicato su questo blog il 9 gennaio scorso).

Parliamo di 80-100 miliardi di euro all’anno (rivalutando gli importi ad oggi) di interessi sul DP "regalati" alle banche a partire dal 1981, anno del famoso "divorzio" della BI governata da C.A. Ciampi dal Ministero del Tesoro allora presieduto da B. Andreatta. Un salasso finanziario dovuto al fatto che la Banca d’Italia, pur avendone comunque la facoltà, smise di acquistare i titoli di Stato che restavano invenduti alle aste, spingendoli così nelle mani del mercato speculativo controllato dalle banche e dalla grande finanza.
Ma i due esponenti istituzionali con questa decisione (presa in solitudine e contro l’orientamento degli altri Ministri, tutti interessati alla crescita) avevano anche l’esplicito obiettivo di colpire la scala mobile (rafforzata nel 1975 dall’accordo Confindustria-Sindacati) e quindi il reddito dei lavoratori, dimenticando che ciò avrebbe causato una contrazione della domanda e quindi una contrazione della produzione e del PIL. Dimenticando anche che la politica degli alti tassi di interesse dei titoli di Stato, finiti nelle mani del mercato speculativo con tassi anche molto superiori al tasso di inflazione, causò la “deindustrializzazione” del Paese (sull’argomento vedasi su Byoblu o Youtube l’ottima intervista a Nino Galloni), dato che per gli imprenditori era diventato più conveniente acquistare titoli di Stato, per l’interesse alto e sicuro che garantivano, piuttosto che affrontare il rischio d’impresa. 

E’ incredibile che gli esponenti politici dell’epoca, pur vedendo chiaramente il disastro causato dal “divorzio” non abbiano fatto nulla per tornare alla situazione pre-1981 (governi dal 1980 al 1994: Forlani, Spadolini, Fanfani, Craxi, Fanfani, Goria, De Mita, Andreotti, Amato e Ciampi). Un disastro prima finanziario e poi economico che si è rafforzato e consolidato con il Trattato di Maastricht del 1992 (Governo Andreotti) ove già fu prevista l’introduzione dell’euro nell’arco di 10 anni. Ma qui la grande domanda è: tutti questi importanti esponenti politici non hanno capito (quindi erano inadeguati o ignoranti) oppure hanno attuato un preciso piano di dominio a favore delle élite economico-finanziarie e di una politica neoliberista di destra che mirava palesemente a schiacciare le classi lavoratrici mediante l’abbassamento dei salari e la creazione artificiosa di disoccupazione.

E pensare che fu lo stesso B. Andreatta a confessare esplicitamente che l'esplosione del DP avvenuta dopo il "divorzio" fu causata proprio dalla grave escalation degli interessi sul DP provocata dal “divorzio” (vedasi scritto dell'ex Ministro pubblicato il 26 luglio 1991 da "Il Sole 24 Ore", a commento dei 10 anni post “divorzio”) e che l’inflazione a due cifre dell’epoca fu causata dagli shock petroliferi (causati a loro volta dalla guerra Kippur del 1973 e dalla guerra Iran-Iraq, iniziata nel 1980 e terminata nel 1988) che fecero esplodere la bolletta petrolifera, oltre che le code ai benzinai.

Ma non c’è niente da fare, le balle e le menzogne devono andare avanti. Come mai? Perché dando la colpa alla spesa pubblica si costringono i Governi (che ci cascano come pere mature oppure sono “amici del giaguaro”) a tagliare e tagliare ancora. Così uno Stato indebolito finanziariamente e senza moneta sovrana diventa facile terreno di conquista per le élite finanziarie, i grandi capitalisti e le multinazionali.
Tutti si sono “dimenticati”, contro ogni evidenza storica e scientifica e contro i principi fondamentali  della nostra Costituzione (artt. 1, 3 e 4), che per uscire dalla crisi ed arrivare alla “piena occupazione” (come vorrebbe in teoria anche l’art. 3 del TUE) ci vogliono politiche Keynesiane di investimenti pubblici (con relativo effetto moltiplicatore sul PIL), come ha dimostrato il New Deal di Roosevelt, che fece uscire gli Stati Uniti dalla crisi del 1929, e come dimostrano ora Cina e Giappone, 2 e 3 economia del Mondo (il cui rapporto DP/PIL si aggira rispettivamente intorno al 280% e al 240%), che evidentemente hanno capito come funziona la moneta, a differenza di USA e Europa (vedasi a margine le variazioni del PIL dal 1960 al 2016 di questi due Stati, confrontati con quelli di USA, Germania e Italia).

PRODOTTO INTERNO LORDO DAL 1960 AL 2016 (FONTE BANCA MONDIALE)
PIL in dollari USA (Trilioni) al tasso di cambio corrente. Non corretto per tenere conto dell'inflazione.

Pensiamo a quale sarebbe il PIL attuale di Cina e Giappone se negli ultimi 30 anni avessero perseguito le politiche neoliberiste di pareggio di bilancio, sicuramente di gran lunga inferiore a quello attuale. Perché certamente l’economia non si rilancia ma anzi si deprime con l’austerity, il patto di stabilità, il fiscal compact e il pareggio di bilancio, che il Governo Monti nel 2012 ha avuto l’ardire di inserire addirittura in Costituzione, con l’appoggio di una classe politica inqualificabile.

Si tratta, in fondo, di cose talmente ovvie che in una situazione normale sarebbe anche superfluo parlarne. Ma l’Europa non si trova affatto in una situazione normale, perché a Bruxelles mirano smaccatamente ad attuare politiche neoliberiste, che necessitano di un alto tasso di disoccupazione, bassi salari e sindacati deboli o inesistenti, altrimenti i profitti delle grandi imprese ne risentirebbero. In altre parole l’economia non è più al servizio degli uomini ma sono gli uomini ad essere al servizio dell’economia. L’anaffettività o schizoidia della teoria capitalista-neoliberista e dei suoi seguaci di considerare l’uomo non più come una persona, ma come un mero fattore produttivo da sfruttare il più possibile, come un limone da spremere. Dominio delle élite, oppressione della popolazione e guadagni spropositati, ecco cosa c’è dietro la strategia neoliberista. Direi che tutti si dovrebbero ricordarsi di qualcuno che parlava di sfruttamento dei lavoratori e lotta al capitalismo.

Però l‘euro non si tocca come pure la BCE, i due grimaldelli predisposti dalle élite per realizzare il loro piano di distruzione degli Stati. Uscire dall’euro sarebbe una follia, sento ripetere continuamente dagli esponenti del PD e LeU. Oppure che ora non è più il momento di uscire dall’euro, come asserito qualche giorno fa da Luigi Di Maio. Ma se non ora quando? Quando un terzo degli italiani diventerà precario, un terzo disoccupato e un terzo mendicante?

Invece la follia è rimanere in questo euro, che vieta alla BCE di finanziare direttamente gli Stati e di acquistare i titoli di Stato di nuova emissione (vedasi art. 123 TFUE e art. 21 del Protocollo 4); un divieto che però non riguarda le banche pubbliche, di cui incredibilmente i Governi nazionali non si sono dotati (anzi hanno svenduto le banche pubbliche detenute nei decenni passati), a differenza di Germania e Francia che infatti pagano interessi sul DP molto inferiori all’Italia. Perché compito della BCE è esclusivamente quello di finanziare le banche mediante prestiti, addirittura a tasso zero dal marzo 2016, oppure mediante l’acquisto dei titoli di Stato posseduti dalle stesse banche (proprio a questo è servito il Quantitative Easing di Draghi).
La follia è continuare a regalare alle banche 80 Mld di euro all’anno di interessi sul DP e non fare nulla per eliminare questa situazione. Attenzione, bisogna tenere presente che le banche acquistano i titoli di Stato con moneta elettronica creata dal nulla dalle stesse banche oppure presa in prestito a costo zero dalla BCE, sempre in moneta elettronica. Ebbene, questi click di computer delle banche costituiscono il nostro debito pubblico, composto quasi al 90% da titoli di Stato, che uno Stato a moneta sovrana potrebbe finanziare in gran parte a costo zero mediante emissione della propria moneta, quindi senza contrarre alcun debito. Pensate un po’ con quali menti raffinate abbiamo a che fare: le élite, grazie ad una propaganda finanziata con risorse pressoché illimitate, sono riuscite a far credere agli Stati, a molti cittadini e presunti esperti che cedere la sovranità monetaria fosse una soluzione molto positiva per gli stessi Stati; hanno creato una BCE che in base ai trattati non può finanziare gli Stati ma soltanto le banche; le banche acquistano i nostri titoli di Stato pagandoli con un click di computer e questo click diventa il nostro debito pubblico (c’è molto da discutere sulla legittimità di questa situazione). Ci manca solo che ci facciano credere che gli asini volano e il cerchio si chiude.

La follia è continuare a credere alle menzogne neoliberiste sul pareggio di bilancio (mentre il deficit dello Stato vuol dire reddito e ricchezza per famiglie e imprese), che l’economia si autoregola (non è mai successo, c’è solo il far west dove vince il più forte, secondo la logica malthusiana-darwiniana), che la microeconomia si applica anche alla macroeconomia per cui il bilancio di uno Stato funzionerebbe come quello di una famiglia (la quale evidentemente non può emettere alcuna moneta né imporre tasse), che lo Stato non deve intervenire nell’economia (così le multinazionali e i capitalisti possono scorrazzare indisturbati e conquistare tutti i beni e servizi pubblici).
Vorrei concludere con una affermazione che potrebbe apparire sorprendente: per uno Stato sovrano dotato della propria moneta e della propria Banca centrale nazionalizzata, cioè con capitale pubblico e quindi posta alle dipendenze del Governo, L’EMISSIONE DI MONETA DI QUALSIASI TIPO (elettronica, banconote o monete metalliche) NON È UN DEBITO MA È UNA RICCHEZZA PER L’INTERA ECONOMIA DEL PAESE: più reddito per le imprese e per i cittadini e maggior patrimonio per lo Stato stesso. Questo fa capire molto bene in che razza di guaio si sono cacciate l’Italia e gli altri Stati eurozona, che si sono privati della possibilità di effettuare spese in deficit (in disavanzo), danneggiando così in modo grave i loro cittadini sotto molti aspetti, perché sono stati decurtati i fondi di tutti i Ministeri e dei Comuni: minori investimenti pubblici nell’economia, minore occupazione, minor reddito per le persone e le imprese, minori servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti, ecc.), minori infrastrutture, pensioni più basse, tagli all’assistenza sociale, meno spese per la ricerca, meno fondi per la ricostruzione delle zone terremotate o dissestate, ecc..

Chi non è d’accordo con questa affermazione (per uno Stato dotato di sovranità monetaria l’emissione di moneta non è un debito) è vivamente pregato di scriverlo, così avrò modo di spiegare meglio i motivi (sarebbe un altro articolo).    
Qualche citazione:   
Il boom, non la crisi, è il tempo adatto per un’austerity ad opera del Tesoro”, J.M. Keynes.
“Ogni volta che qualcuno taglia la sua spesa, sia come individuo, sia come Consiglio Comunale o come Ministero, il mattino successivo sicuramente qualcuno troverà il suo reddito decurtato”, J.M. Keynes.
La disoccupazione è un crimine contro l’umanità”, Warren Mosler (fondatore della Modern Money Theory – MMT).     


3 commenti:

Anonimo ha detto...

Basta! Dopo poche righe la pressione mi schizza a 200 e smetto.
Più leggo di questa rapina e più mi arrabbio per come, dopo anni di appassionata ricerca che hanno svelato gli ingranaggi del dispositivo criminale, non si sia riusciti a presentare una lista elettorale che rappresentasse il sentimento di rabbia diffuso dei rapinati.

Continuare a leggere su questo e temi simili mentre impazza la campagna elettorale equivale a ostentare le mani legate ai sadici che ci vogliono picchiare.

Non sono un masochista, non più.

Ma basta anche con le analisi che spaccano il capello; le persone con le quali in questi anni ho condiviso (anche) quelle di Bagnai mi chiedono perché non voterò Lega, fosse anche dovessi farlo (e se risiedessi a Firenze) in chiave anti-cazzaro.

Voglio continuare ad elaborare il lutto aspettando sempre di capire se si sta lavorando affinché quello che è capitato alla CLN non accada in futuro.

Se la gente a Frosinone vota Lega (Salvini ha appena inaugurato una sede) significa che non c'è molto tempo per organizzarci, dopo che anche questo Matteo sarà stra-montato dall'euro, insieme al suo keynerdsiano consigliere, immagino un clima pre-politico fatto di pressione alle stelle e stridore di denti, una Babele di pance senza testa né cuore.francesco

chiunque scriva ciò che vuole ha detto...

D'accordo su tutto, però il discorso è incompleto

La seguente affermazione è vera: "L’EMISSIONE DI MONETA DI QUALSIASI TIPO (elettronica, banconote o monete metalliche) NON È UN DEBITO MA È UNA RICCHEZZA PER L’INTERA ECONOMIA DEL PAESE: più reddito per le imprese e per i cittadini e maggior patrimonio per lo Stato stesso.""
Ma ad una condizione essenziale: che la moneta creata serva ad investimenti produttivi e non unicamente ad aumentare il valore nominale di salari e stipendi. Esattamente questo è il pericolo costante di tutte le manovre di accrescimento della massa monetaria in particolare M1 (ma che poi si rifleette immediatamente su M2 ed M3). Se si trascura questo piccolo ma essenziale accorgimento abbiamo le situazioni tipo Repubblica di Weimar o Venezuela e Stati analoghi ai giorni nostri con iper-inflazioni paurose che potevano essere facilmente evitate. Chiaramente la "cura dell'euro" è stata e continuerà ad essere il classico salasso praticato al degente anemico invece dell'urgente trasfusione di sangue. Dunque chiaramente nell'euro non ci sono matematicamente possibilità di salvezza. Verissimo è che lo spauracchio dell'inflazione è il più comodo argomento per convincere gli sprovveduti, ma bisogna tener conto che per generazioni è stata propagata la falsa convinzione che il risparmio fosse una garanzia di benessere invece che il peggior freno dello sviluppo economico. Il figlio del falegname di Nazaret l'aveva spiegato in poche parole con la parabola dei talenti, ma i teologi al pari degli attuali economisti da strapazzo e pro-euro, sono riusciti a falsificare anche il senso di questa indubbia verità. Sivio Gesell non soltanto aveva teorizzato questa funzione deleteria del risparmio ma l'aveva anche dimostrato in concreto con gli esperimenti delle monete a validità limitata nel tempo. Keynes aveva esagerato scrivendo che in futuro Gesell sarebbe stato più importante di Marx, in realtà le rispettive teorie si compensano. Quella dell'euro era una tragedia annunciata: esattamente quanto previsto come tendenza del capitalismo ad assoggetare lo svilupppo dell'economia all'egemonia del capitale finanziario. L'aveva ben descritto Hilferding nel 1910 e l'aveva magistralmente individuata e documentata Lenin nel 1917 nel trattato sull'Imperialismo. Lezioni ignorate dagli economisti contemporanei salvo poche lodevoli eccezioni.

Eros Cococcetta ha detto...

Sono assolutamente d'accordo. Con la moneta sovrana uno Stato può fare qualsiasi cosa ma devono essere impieghi utili. Quindi anzitutto investimenti, che con l'effetto moltiplicatore provocano un incremento del PIL pari a 3 - 4 volte l'importo investito. E in Italia servireberro 1.000 miliardi di investimenti, 100 mld per i prossimi 10 anni: sanità, scuola, infrastrutture, ricerca, zone terremotate o dissestate, servizi comunali,ecc. Anche più stipendi ai dipendenti pubblici e pensioni, che comunque spingerebbero i consumi e quindi la produzione. Deve trattarsi di impieghi che aumentano il Pil, perché questo fa apprezzare la moneta e richiama anche investimenti esteri. Viceversa se lo Stato spreca i soldi e quindi non aumenta il Pil, la moneta si deprezza e si va anche incontro all'inflazione. Ma finché staremo nell'euro non riusciremo a fare nulla e le cose andranno sempre peggio. Il piano Kalergi è in fase di attuazione da parte delle élite: popolo impoverito e mescolato con i migranti.

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